Ad agosto 2023 ho intrapreso il mio primo cammino e ho scelto quello di Oropa, 64 chilometri da fare in 4 giorni. Oggi vorrei raccontarti i 4 insegnamenti appresi da questa esperienza che può essere vissuta in molteplici modi da ognuno di noi.
1° insegnamento del cammino – Onora la sfida ma senza violare te stessa
Nel cammino è ben evidente che: andare oltre la zona comfort è una cosa, violare sé stessi è un’altra
Quante volte ci sentiamo dire di sperimentare, provare, uscire da questa benedetta zona comfort?
Ho scelto di fare il mio primo cammino proprio per questo: per esplorare in un modo mai sperimentato, andare oltre l’abitudine, sfidare me stessa e i miei limiti.
Ho fatto tutte queste cose, ma il tranello della mente è sempre in agguato, soprattutto quando camminiamo fragili in una zona a noi sconosciuta. Ecco allora che può comparire il desiderio di spingere ancora di più, di farcela ad ogni costo, anche se quel costo è il nostro stesso benessere.
Quando sondiamo l’inesplorato, ricordiamoci di osservarci con pazienza e attentamente perché il confine tra la sfida con noi stessi e la violenza su noi stessi è davvero sottile.
Onora la sfida ma senza violare te stessa. Mai.
2° insegnamento del cammino – Cammina con i tuoi tempi
Per non farsi male, occorre camminare seguendo i propri tempi.
Quante volte ho sentito ripetere: “La mia missione nel mondo è quella di portare a un livello più alto tutte le persone che sono rimaste indietro”
Il cammino dimostra quanto non solo sia sbagliato, ma addirittura dannoso questo tipo di approccio.
Ogni anima in cammino parte con un suo bagaglio ben preciso che non sarà pesante e ingombrante come il nostro, che non avrà lo stesso impatto che ha sulle nostre spalle e sulle nostre gambe.
Il peso del bagaglio influisce sul passo del pellegrino che camminerà alla velocità che il suo corpo può sostenere. È molto semplice il concetto in realtà. Se potesse camminare più veloce, magari lo farebbe (o magari no, perché vuole godersi il paesaggio).
Allora chi siamo noi per andare a dirgli di muoversi?
Di camminare più in fretta?
Di allinearsi a quelli che stanno davanti?
Perché mai dovremmo fargli questa violenza nella consapevolezza che un passo che non può gestire gli causerebbe lesioni, ferite, tendiniti, fasciti e altri dolori articolari?
Allora, lo dico con il cuore. Finiamola di voler fare i missionari buonisti, i salvatori che vogliono portare allo stesso livello tutte le persone in cammino, perché ognuno è già dove deve essere, con il suo bagaglio, i suoi tempi, il suo passo. E va bene così. Come si dice in Akasha: tutto è perfetto così.
3° insegnamento del cammino – La rotta tracciata non è per forza la migliore
Lascia andare il controllo e apriti alle sorprese.
Ho completato 3 tappe su 4. La 4 mattina il mio corpo si è rifiutato di camminare.
In quel momento ho vissuto una miscela di emozioni fortissime, con un flusso incessante di pensiero simile a questo: “Sono triste perché ho male, perché non posso proseguire con i miei compagni di viaggio. Sono arrivata a un passo dalla fine ma devo rinunciare perché se non mollo ne pagherò gravemente le conseguenze nei prossimi giorni”
Ho salutato il gruppo che partiva e ho deciso di aprirmi alle possibilità che si sarebbero manifestate. Come in sliding doors, la scelta di fermarsi aveva appena aperto la porta a un futuro completamente diverso e inaspettato. Lo avrei colto?
L’ho colto. Una coppia di pellegrini ha saputo della mia situazione e si è offerta di venirmi a prendere in auto e portarmi a destinazione a Oropa, facendomi fare la visita guidata del santuario.
Ho trascorso una mattina bellissima che mai avrei immaginato di vivere solo 4-5 ore prima, quando piangevo per la scelta di fermarmi.
E invece ho ricevuto un dono ancora più grande: la solidarietà, un gesto di aiuto completamente disinteressato, il supporto e l’empatia da persone che non avevo mai visto.
A volte pensiamo che la rotta tracciata sia l’unica percorribile e la migliore. Non sempre è così ma per sperimentarlo occorre aprirsi all’ignoto con grande fiducia.
4° insegnamento del cammino – Punta all’obiettivo ma goditi il viaggio
Non pensare alla performance, goditi il viaggio.
Il cammino ti insegna a non guardare troppo l’orologio.
Nella mappa virtuale che avevamo, infatti, erano segnati solo i chilometri e non il tempo ipotizzato a percorrerli. Un caso o voluto? L’associazione che gestisce il cammino di Oropa si chiama Movimento Lento, quindi tenderei a dire che sia voluto.
Il fatto di non avere segnato il tempo di percorrenza è un aiuto notevole a non cadere nella performance durante il tragitto e questo permette di godersi davvero il paesaggio, la natura che ti circonda con le sue bellezze. Spesso siamo così orientati ad arrivare all’obiettivo velocemente che ci perdiamo il piacere del viaggio stesso: si legge un libro velocemente per arrivare al finale, si mangia voracemente per passare al piatto dopo, si fa sesso velocemente per arrivare all’orgasmo, ma ci perdiamo tutto il processo, tutto il viaggio che ci ha portati lì.
Non correre. Punta all’obiettivo ma goditi il viaggio.
Per concludere
Credo che il cammino sia un’esperienza da fare almeno una volta nella vita, perché rappresenta la metafora stessa della vita e dà una dimostrazione pratica, da poter vivere sulla propria pelle, di decine e decine di messaggi di crescita spirituale che troppo spesso rimangono impalpabili e disconnessi al mondo reale. Viverli sulla propria pelle vuol dire consapevolizzarli e non solo capirli con la mente. Cammina e goditi il viaggio.
Il link per scoprire il cammino di Oropa.